Un “Sì” che cambia la vita. Dalla scuola alla politica per amore di Ivrea
Intervista senza freni al capogruppo del Pd in consiglio comunale Enrica Barbara Manucci
da La Voce
del 29 agosto 2024
di Liborio La Mattina Liborio
Un amico ti chiama, ti guarda, e ti dice: “Perché non ti candidi e mi dai una mano?”. Lei ci pensa su, non dorme una, due, tre, quattro notti e poi gli risponde: “Sì, farò anche questo!”.
Lei è Enrica Barbara Manucci, ha 67 anni, e da quel giorno molta acqua è passata sotto i ponti. Nel 2018 si candida con una lista civica a sostegno del candidato sindaco Maurizio Perinetti, ma solo perché lui stesso glielo aveva chiesto. Poi entra nel PD, e oggi ne è addirittura il capogruppo in consiglio comunale. Un ruolo importante, un ruolo politico di alto livello, considerando che il PD era e resta il primo partito della città, che esprime un sindaco e anche un consigliere regionale.
Barbara Manucci in consiglio comunale
Nel suo curriculum c’è molta esperienza, soprattutto con i giovani. Insegnante alle medie, poi alle superiori. Una laurea in Lettere e Filosofia con indirizzo artistico e tanto, tantissimo volontariato, con le Spille d’Oro, con l’Università della Terza Età e come presidente dell’Albo delle Associazioni, una carica che ricopre tuttora.
A Ivrea, Manucci arriva nell’84 con tutta la sua famiglia: un marito e due figli, Marco e Davide.
Nata a Pistoia ma originaria di Carrara, dove torna periodicamente, ha vissuto un pezzo della sua vita negli Stati Uniti sulle orme del marito, dipendente Olivetti, ma con Ivrea è stato amore a prima vista.
“Grazie all’insegnamento,” ci racconta, “ho imparato a conoscere tutto il Canavese. Con il volontariato durante il Covid mi sono occupata delle raccolte alimentari; come presidente dell’Albo delle Associazioni e membro del comitato di presidenza di In.rete, mi occupo e mi preoccupo del disagio sociale. Con le Spille d’Oro ho dato spazio alla mia passione artistica, accompagnando i visitatori al Convento di San Bernardino, cosa che faccio tutt’oggi…”.
E poi c’è la politica….
“Non ci sono entrata convintamente,” ci confida, “mi ci sono trovata un po’ per caso. Prima del 2018 non avevo alcuna esperienza. Poi lo scorso anno si è presentata quest’altra opportunità… Cercavano una persona di sinistra moderata e alla fine hanno chiesto a me. Ho detto sì. Non mi aspettavo di diventare capogruppo, ma credo non ci fossero alternative: con Spitale capogruppo e l’imbarazzo che avrebbe creato la nomina di Fiorella Pacetti, moglie del sindaco, era complicato. In questo primo anno ho interpretato il ruolo a modo mio, con la mia esperienza anagrafica e di relazioni. Spero di essere riuscita a smussare piccole criticità e malumori, ma a mio parere la coalizione ha lavorato in serenità.”
Manucci sottolinea l’importanza del cambio generazionale e, in questo contesto che si inserisce il valore dato alla sua “anzianità” se così vogliamo definirla.
“Come capogruppo, sono tenuta a partecipare a tutte le commissioni. Non ho un background politico, ma ho alle spalle un partito che mi aiuta a comprendere. In consiglio comunale, volutamente, ho deciso di non assumere una posizione di attacco. Ritengo, e non credo di sbagliarmi, che una città di 23 mila abitanti non abbia bisogno di conflittualità. La politica si fa nei comizi, dentro le istituzioni si lavora per il bene della città, ascoltando le esigenze dei cittadini e delle associazioni. Credo nel ruolo delle commissioni: il consiglio comunale risponde di più a un gioco delle parti, a volte ideologizzato. Ho rispetto per le mozioni e per le interpellanze, ma a volte bisognerebbe non esagerare.”
Manucci nutre grande stima per Massimiliano De Stefano (“rappresenta la minoranza ragionevole”), Paolo Noascone (“lo conosco da tanti anni”), Antonio Cuomo (“è un uomo che ha fatto tantissimo per la città”) e Andrea Cantoni (“c’è un divario cronologico e generazionale pazzesco, è super preparato, ma interpreta un certo modo di fare politica che non voglio assecondare”). Su Elisabetta Piccoli e Gabriele Garino non si esprime perché non li conosce.
Democristiana nell’animo quando si tratta di esprimere un giudizio sulla giunta.
“Lasciamoli lavorare,” dice con prudenza e con il fare di una donna davvero buona dentro al suo animo.
“L’importante è che ci informino regolarmente sulle cose di oggi e su quelle di domani. È vero che molte cose emergono inaspettatamente, che non tutto è programmabile, ma se devo esprimere un’opinione, la esprimerò sul sindaco. Ha interpretato questi primi 15 mesi in maniera incredibile, anche nei rapporti con FAI, TIM e RFI. Tutta la maggioranza percepisce che sta governando bene la città e gestendo egregiamente i suoi assessori.”
E ci sarà, santo cielo, in questo lungo elogio, un “pelo” fuori posto, una quisquilia, un piccolo difetto, un brufolino, una stonatura?
“Non lo so. Quello che so è che nei prossimi anni lavorerò con l’obiettivo di mettere al centro il lavoro. Il volontariato è importante, serve, ma non è sufficiente. Per 20 anni in questa città ci siamo leccati le ferite lasciate dall’Olivetti; adesso sappiamo che possiamo guardare con speranza allo sviluppo turistico e informatico…”.